Parlavamo di #lavoro, nel #JobDay di qualche giorno fa, insieme a giovani studenti del territorio salentino, dove sono nato e cresciuto.
La “centralità della comunicazione per lo sviluppo aziendale” era il tema, ma ho pensato di spostare la bussola discutendo di professioni digitali e di come i giovani vengano frettolosamente giudicati nel mondo del lavoro.
Ho cercato di colpirli dritti al cuore, sentendomi in parte giovane come loro, nonostante avessi una decina di anni in più.
Ho pronunciato frasi come “i giovani non hanno voglia”, “non c’è futuro”, “certe professioni tradizionali non esisteranno più”: esattamente il contrario di ciò che penso.
Volevo vedere le loro reazioni. E ho visto in loro spuntare gli occhi della tigre, la voglia di discuterne, di essere coinvolti in un tema in cui si sentono tagliati fuori senza aver potuto neppure dimostrare le loro qualità.
Io penso che i ventenni siano una risorsa meravigliosa, perché i tempi cambiano in fretta e loro hanno caratteristiche molto differenti rispetto ai 30/40enni, figuriamoci per titolari d’impresa ancor più “anziani”.
E che certe frasi, certe etichette, vengono pronunciate unicamente per paura, perché lo sappiamo tutti che la #GenerazioneZ ha tanto da imparare in termini di attitudine al sacrificio, ma ha anche skill nel sangue, specie in ambito digitale, che noi abbiamo dovuto invece imparare e sviluppare.
Sta a noi metterci in gioco al loro fianco, trasformarli in risorse, lasciarli esprimere. È una sfida ed è bello affrontarla.